La psicologia della fotografia

La psicologia della fotografia

Ti sei mai domandato cosa fa venire voglia di scattare una foto? Solo il gusto di farlo? Per alimentare una velleità artistica? Per fermare un momento? Per farsi vedere dagli amici? La fotografia è strettamente connessa alla psicologia, e racconta molto del fotografo, di ciò che scatta, dei soggetti che sceglie e delle cose preferisce. In questo contesto la macchina fotografica può essere percepita come il terzo occhio. Questo rende lo strumento uno specchio dell’anima e della testa di chi scatta.

Si dice che gli occhi sono la finestra dell’anima e che una immagine sia meglio di mille parole. Una foto può raccontare il tempo e lo spazio e come le cose sono cambiate o rimaste immutate. Quando si scatta una foto si sta cristallizzando un’esperienza. Con le scelte che compie il fotografo sulla luce, la composizione il soggetto e ciò che l’immagine comunica, il fotografo ferma il tempo.

L’esperienza della fotografia può essere vista come un aprire gli occhi per ignorare meno la vita in cui viviamo perché la fotografia ci aiuta a concentrarci su ciò che sta accadendo intorno a noi e forzandoci a farlo, ci insegna a vedere con più attenzione. Il ruolo di fotografo consente di dare meno per scontato il mondo circostante e impedire che venga dimenticato o perso nello scorrere del tempo. E anche se due fotografi scattassero nello stesso momento le loro foto sarebbero comunque differenti.

Il buon vecchio potere della fotografia

C’è sempre qualcosa di molto personale nelle foto e nel modo in cui si combinano l’occhio e la mente del fotografo, con la realtà in oggetto. La camera non mente mai. Ciò che c’è in una immagina è successo. La macchina fotografica tuttavia interpreta. La composizione, l’angolatura, la luce – sono veri, accaduti questa è la verità. E tuttavia, anche la fotografia più accurata e realistica è solo una sottile, ma significativa interpretazione.
Ogni processo di immagining – che parte nel momento in cui si afferra una macchina e si guarda nell’obiettivo per immortalare un istante- è strettamente personale. individuale, una serie di azioni uniche che mai possono condurre al medesimo risultato e mai si possono ripetere in futuro. Ed ecco la magia della fotografia: la creazione dell’unicità, determinata dall’unicità di ogni soggetto e oggetto, dello spazio e del tempo.
Qui è dove la psicologia subentra, perchè l’unicità può evocare sentimenti, come l’ansia, la paura, la familiarità. La fotografia può avere il poter di riflettere l’anima e i pensieri del fotografo e del fotografato.
Una immagine può, inoltre, informare, ispirare, provocare gioia, scombussolare, cambiare. La fotografia può non solo cambiare il modo in cui la gente percepisce se stessa – anche se per un solo momento- può anche portare ad un cambiamento.

Perchè le buone immagini trascendono. Spingono all’azione. Per il meglio o il peggio.

Fotografia terapeutica

Il campo della psicologica delle foto ci dice che leggiamo le foto in maniera molto diversa. Se scaviamo più a fondo, una fotografia saprà dire molto sul fotografo una volta che abbiamo capito le sue motivazioni o il contenuto emotivo comunicato attraverso una determinata immagine.

In alcuni casi le immagini possono essere analizzate con l’intento di comprendere il processo inconscio che ha guidato la mente del fotografo. Ed è qui che risiede l’effetto terapeutico della fotografia.

Alcuni psicologi incoraggiano i pazienti a cominciare ad utilizzare la fotografia come mezzo terapeutico. La fotografia terapeutica incoraggia gli autoscatti perchè possono essere strumenti utili per lavorare sulla accettazione di se stessi, scendendo a patti con l’immagine fissata dall’obiettivo.

La macchina dell’anima

Alcune culture rifiutano di essere fotografate perché credono che la macchina rubi la loro anima. I sentimenti di amore, odio, rabbia, collera, disgusto o dolore che le immagini evocano rinforzano il credere che si scopra troppo di loro.
Questo capita a molti ad un certo punto. Per un momento, riguardando una foto di qualcuno che si è amato, possono emergere sentimenti di calore, amore e gioia – o di dolore e tristezza. Capita di riuscire a sentire l’emozione che si vede nell’anima del soggetto dell’immagine.
La macchina fotografica è quindi un riflesso dell’anima – che contiene valori e vissuti. Ed ha come risultato, un’immagine che risuona in chi la vede.
Anche se un fotografo immortala consciamente una persona, un paesaggio o un oggetto, alla fine è sempre la sua psiche che crea l’interpretazione che dà ogni immagine una sua forza individuale.
Comprendere questa interazione fra se stessi, la camera e l’oggetto è la chiave per comprendere i limiti o le qualità della fotografia.

Articolo tratto e tradotto da Photography daily theme autore Daniel Kestenholz

 

Per approfondire:

L'immagine e lo sguardo. Dalla psicologia alla fotografia di  Tilde Giani Gallino

Immagine: Ryan McGuire

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One Comment

  1. michelangelo
    Nov 13, 2018

    articolo bellissimo..sono un fotografo food,michelangeloconvertino.it,ma amo la fotografia in tutte le sue contaminazioni e sfaccettature..grazie..

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