Ipnosi e Training Autogeno

Ipnosi e Training Autogeno

Nel precedente articolo ho parlato dell’ipnosi dandone una definizione e spiegandone i meccanismi. Il nostro viaggio continua raccontando la correlazione fra ipnosi e training autogeno.

Ipnosi e Trainining Autogeno:

Rispetto all’ipnosi da molto tempo se ne è accertata l’efficacia per contrastare il dolore tanto che, ad esempio, alcuni dentisti utilizzano delle tecniche di induzione ipnotica al posto, o in collaborazione, all’anestetico. Altri proficui esempi si possono rintracciare nella gestione dello stress e nella gestione dell’ansia, negli attacchi di panico, nella gestione della rabbia, ma anche nei disturbi sessuali di origine psicogena, nei disturbi alimentari, nei disturbi somatoformi, nelle insonnie.

A partire dai principi base dell’ipnosi sono state via via strutturate tecniche specifiche: ‘sogni da svegli guidati‘, ‘training autogeno‘, ‘rilassamento indotto‘, ‘ipnositerapia‘, ‘autoipnosi‘, ecc. Ma potremmo anche includerci la meditazione e la mindfulness.

ipnosi e training autogeno Ipnosi e Training Autogeno: due tecniche interconnesse

I comuni denominatori fra le due tecniche sono:

  • la diminuzione degli stimoli esterni;
  • l’attenzione della persona focalizzata in un punto o situazione interna o esterna (la voce del conduttore, le sensazioni corporee, il fissare un punto, la respirazione);
  • l’attenuazione dell’attivazione fisica e mentale;
  • il rilassamento.

Cosa succede in pratica durante una seduta.

  1. Il conduttore fa mettere la persona in una posizione comoda e la invita a seguire la sua voce e ciò che suggerisce;
  2. con il tempo (come dicevamo variabile da un individuo all’altro), la persona inizia a rilassarsi e quindi a diminuire la propria attività psico-fisica;
  3. si iniziano ad avere dei riscontri fisiologici a tale stato di rilassamento (respirazione più profonda e lenta, battito cardiaco rallentato, pesantezza o calore o rigidità agli arti, e così via);
  4. continuando ad ascoltare il conduttore lo stato di trance arriva pian piano ad essere più profondo, fino al livello che si ritiene sia il più adeguato per l’attenuazione delle difese psichiche. A questo punto si inseriscono dei suggerimenti che possano essere utili alla persona e alla sua specifica situazione.
  5. la fase successiva è il ‘risveglio’ e consiste riportare la persona ad uno stato di attivazione sempre maggiore, fino ad arrivare al suo normale stato di attivazione, che si esprimerà con l’apertura degli occhi e i movimenti degli arti
  6. una fase finale (a seconda della tecnica usata) potrà prevedere uno scambio rispetto alle sensazioni provate.

 

 

 

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Ipnosi e Training Autogeno: quali benefici comportano?

Ipnosi e Training Autogeno non vanno considerati alla stregua di una ‘bacchetta magica’ che fa sparire in un incontro quello che non va, non sarebbe realistico considerarle in tale modo e sarebbe inoltre una sicura via per il fallimento dell’intervento. Si tratta, per entrambe le tecniche, di un training, un allenamento che ci permette  di ‘staccare’ dalle preoccupazioni, dai pensieri, dalle cose da fare, ma anche dalle gioie della frenetica vita quotidiana e che indirettamente ci permette di intervenire sul “sintomo”, attraverso l’esercizio costante.

Uno degli ulteriori effetti benefici, oltre quello di agire sul sintomo, è ravvisabile nell’apprendimento: si può ricorrere a breve sessioni di autoipnosi o rilassamento nei momenti della giornata che ritiene necessari e si riuscirà a farlo sempre più facilmente e sempre più in fretta.

Le persone si appropriano con il tempo e la pratica di uno strumento che permette loro gestirsi autonomamente: come diretta conseguenza proveranno l’aumento della sensazione di auto-efficacia e dell’autostima (non è più un qualcosa al di fuori delle mie possibilità e capacità, che non dipende da me, ma qualcosa che fa parte di me e che sono in grado di gestire).

A quale professionista affidarsi?

Perché se da un lato le varie tecniche rappresentano un valido aiuto in molte delle difficoltà descritte prima, dall’altro c’è bisogno di valutare bene il professionista che le esegue. Ritengo ci siano tre livelli da tenere in considerazione per la scelta:

  • la preparazione e la professionalità, verificabile online oppure affidandosi al passaparola;
  • il rapporto. Come non è pensabile che ci possano piacere tutte le persone che incontriamo e conosciamo altrettanto accade con il conduttore del training. Ci sentiamo accolti? Riusciamo a farci ‘trasportare’ dalla sua voce? Sentiamo che ha le spalle abbastanza larghe?
  • il setting. Il luogo fisico in cui si svolge il training. Ci fa sentire a nostro agio? Riusciamo a rilassarci o siamo in perenne stato di allerta? (il setting pur volendolo rendere asettico al massimo, ci comunica sempre qualcosa della personalità del conduttore).

Dunque non mi resta che augurarvi una buona trance!

Gianpaolo Bocci

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