La sessualità come terreno di scontro
Nell’articolo ‘La sessualità possibile’ la dott.ssa Elisa Pappacena nella ricerca di una spiegazione agli atti omofobi e alla omofobia più in generale riportava tale dicitura:
“La paura terrificante di una diversità che ci appartiene in modo profondo, ma che non possiamo né riconoscere né accettare.”
A quell’articolo hanno risposto su Facebook anche persone più intransigenti e dogmatiche, per le quali la sessualità è una e unica ed ha come unico scopo la procreazione, per loro tutti i rapporti che esulano da questo ‘mandato’ vengono considerate delle aberrazioni contronatura. Mi domando se abbiano mai fatto ricorso in età adolescenziale -e non solo- alla masturbazione, immaginando di si, mi chiedo come facciano a sopravvivere ai sensi di colpa, staranno mica pagando il prezzo di una cecità invadente e invasiva? La mancanza di una vista che non consenta loro di vedere la realtà in cui vivono. Sembra quasi vivano la realtà del Medioevo, dove l’ignoranza del popolo la faceva da padrone ed alle classi più “istruite” faceva comodo avere analfabeti acritici sudditi, un’epoca in cui i dogmi immutabili e incriticabili, erano una delle poche certezze che il popolo avesse (ma non frutto di una scelta, ma di una imposizione più o meno violenta).
La sessualità è divenuta spesso nel tempo strumento di scontri di potere e nel corso degli anni ha subito sorti differenti a seconda di chi questo potere lo esercitava. Ma perché questo? La mia ipotesi è che la sessualità rappresenti una delle aree più intime, più ricche, più piacevoli e quindi, proprio per queste caratteristiche, maggiormente ‘rivoluzionarie’ e sfuggenti al controllo.
L’ambito psicologico-psichiatrico è stato uno di quelli che ha maggiormente contribuito a cercare di capire, spiegarsi e spiegare la sfera della sessualità con la sua dirompente e destabilizzante forza propulsiva. Si passa dal cosiddetto ‘perverso polimorfo‘ ipotizzato da Freud -per indicare lo sviluppo sessuale normale del bambino, il quale deve passare e superare una serie di fasi, stadi critici e compiti evolutivi-; ai famosi studi di Masters e Johnson, in ogni caso non c’è stato teorico, in campo psicologico, che non abbia dovuto affrontare la complessa area della sessualità nelle proprie teorizzazioni e sperimentazioni.
Visti i commenti all’articolo di Elisa Pappacena sui social vorrei esplicitare alcune differenziazioni e considerazioni.
La sessualità: sesso biologico; identità di genere; ruolo di genere.
Sesso biologico
Il sesso biologico è quello fissato dalla genetica, quindi dall’incontro di uno spermatozoo con una cellula uovo e, in special modo, dalla coppia di cromosomi XX o XY. E’ questo incontro a determinare i caratteri sessuali primari (l’apparato genitale maschile o femminile) e quelli secondari (ad esempio per la donna la crescita del seno, l’inizio delle mestruazioni; per il maschio l’ingrandimento del pene e dei testicoli, la crescita dei peli e della barba).
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L’Identità di genere.
Per definizione: è il modo in cui un individuo percepisce il proprio genere (uomo o donna) e come si sente (uomo o donna) a dispetto del proprio sesso biologico. A questo punto i dogmatici intransigenti della sessualità per la procreazione, spengono il loro cervello e creano i loro mostri interiori (come nell’opera pittorica di F. Goja), pur di non percepire informazioni dissonanti dal loro modo di vedere il mondo appoggiano in toto il loro dogma, non possono sopportare una destabilizzazione di questo credo così fondamentale, perché essendo un’area così importante probabilmente destabilizzerebbe la loro intera personalità, frantumerebbe il loro Io, a pieno vantaggio di un SuperIo rigido e punitivo. E così i transessuali diventano degli esseri indegni che per sfizio o per capriccio fanno operazioni per cambiare sesso chissà, magari pensano che lo facciano per spirito di contestazione e per destabilizzare ‘l’ordine naturale delle cose’… insomma sono una sorta di anarchici insurrezionalisti della sessualità ‘normale.
Avendo avuto modo di conoscere delle persone transessuali durante la mia esperienza professionale, posso assicurare che ciò che ho conosciuto non era una specie di carnevale di Rio che dura tutta una vita, ma la grande sofferenza di chi si ritrova ‘costretto’ in un corpo che, rispetto ai caratteri sessuali, sente estraneo. E questa sofferenza induce il desiderio di fare qualcosa per diventare ciò che si sente di essere. Ma per i dogmatici questo non conta nulla, l’importante è solo non turbare il loro modo di vedere il mondo, per queste persone ci sono solo giudizi, pregiudizi ed ‘editti’ ignorantemente emanati. Quella che viene giudicata come una scelta adulta (cambiare sesso) è in realtà un processo decisionale che si porta avanti nel tempo, in molto tempo. E aggiungo un ulteriore dato: l’identità di genere si ‘fissa’ in un’età molto precoce della vita umana (per alcuni studi intorno ai 2/3 anni circa) e voi mi dite quale dovrebbe essere la possibilità di scegliere sul proprio sentirsi uomo o donna di un bambino così piccolo? A questo punto non funziona neppure l’altra difesa dei dogmatici: quelli di considerare dei malati mentali queste persone e che andassero da uno bravo a farsi curare. Se rileggete quanto ho scritto prima vi renderete conto che ho usato i termini ‘si fissa’, ciò vuol dire che è destinata a non cambiare, neanche se si va da uno bravo per 40 anni.
Il ruolo sessuale
Questo si basa sugli aspetti più esteriori e culturali: come ci si aspetta che un uomo o una donna debbano comportarsi, vestirsi, gli accessori che deve portare, ecc. Questo aspetto è più mutevole degli altri aspetti, risponde infatti alla cultura dominante in un dato periodo storico. Ad esempio se fino a pochi anni fa era impensabile per un uomo depilarsi (a meno che non si trattasse di esigenze specifiche, ad esempio il culturista), ora è culturalmente accettato (se non anelato). E’ chiaro che chi è stato immerso nei valori dominanti di una cultura di qualche anno fa e non riesce a mediarli con la cultura attuale e può trovare incomprensibile e censurabile tale pratica. Non pensiate però sia appannaggio solo delle persone di una certa età: ancora molte sottoculture e sistemi familiari sono rigidamente legati ad una cultura più vecchia. Vi riporto un esempio: mio figlio va alla scuola dell’infanzia, poiché a lui non piace tagliare i capelli, li stava facendo allungare… fino a quando ha litigato con un suo compagno perché gli aveva detto che i capelli lunghi li portano le femmine… che dire! Anche nelle coppie giovani si riscontrano rigidità sul genere. Anche per il ruolo, come potete prevedere dall’esempio riportato, l’apprendimento è piuttosto precoce.
Aggiungo altro?
Il genere umano rispetto alla sessualità si è staccato (e da molti decenni) dal sesso come mera attività a scopo riproduttivo, arrivando a farle ricoprire tutta una serie di significati e implicazioni che sono ormai oltre lo scopo di originario. Negare questo vuol dire negare la realtà di una fondamentale sfera della vita del genere umano, vuol dire in ultima analisi generare sofferenza in se stessi (bombardati da una continua esposizione degli stimoli esterni che la società ci fornisce) e negli altri (nell’illusoria volontà di voler imporre il proprio punto di vista come unico e veritiero).
Gianpaolo Bocci
Gianpaolo Bocci
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