Night eating syndrome (NES) sindrome da alimentazione notturna: un disturbo dell’alimentazione che si cura di giorno!
La night eating syndrome è un disturbo dell’alimentazione, osservato per la prima volta nel 1955 dallo psichiatra americano A. J. Stunkard, il quale mise in evidenza che una buona parte dei pazienti che si erano rivolti al centro per la cura dell’obesità presentavano determinate caratteristiche ossia non avevano alcuna fame durante la mattinata, consumavano la maggior parte del cibo durante la sera, ed inoltre, soffrivano di insonnia.
Solo nel 2013 tale disturbo è stato riconosciuto e inserito nella V edizione del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-5), tra i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, precisamente tra quelli con altra specificazione (OSFED, other specified feeding or eating disorder).
La NES è caratterizzata da iperfagia serale con il consumo di almeno il 25% dell’energia giornaliera durante la serata in particolare dopo cena e/o almeno due episodi di risvegli notturni seguiti da assunzione di cibo, di cui il soggetto ha consapevolezza e ricordo nel giorno successivo.
Inoltre per fare diagnosi, debbono essere presenti almeno tre dei seguenti sintomi:
-anoressia mattutina ossia assenza di desiderio di mangiare durante la mattina e saltare spesso la colazione
– un forte desiderio di mangiare dopo aver consumato la cena e/o durante i risvegli notturni
– difficoltà a prendere o mantenere il sonno
– la convinzione che mangiare sia necessario per addormentarsi o riaddormentarsi, dopo il risveglio notturno
– umore frequentemente depresso e/o che peggiora in serata
Poiché i pazienti affetti da questo disordine tendono a mangiare molto a cena, dopo cena e soprattutto durante i risvegli, prediligendo cibi al alto contenuto calorico, ricchi in grassi e zuccheri (patatine, merendine, dolciumi….), nel tempo diventano grandi obesi, tanto che la prevalenza di questo disturbo è molto alta tra i soggetti candidati alla chirurgia bariatrica (25%).
Le conseguenze dell’obesità e delle complicanze associate (diabete di tipo 2, ipertensione arteriosa, sindrome metabolica), le ripercussioni di natura psicologica (umore depresso, caratterizzato da sensi di colpa ed inadeguatezza per il comportamento alimentare che non riescono a controllare) e di tipo sociale-lavorativo (scarso rendimento al lavoro per le ore di sonno perse), influiscono negativamente sulla qualità di vita di queste persone.
Come aiutare questi pazienti?
Vista la complessità di questo disturbo, è necessario un approccio integrato ossia un intervento che comprenda la collaborazione di diverse figure professionali quali il nutrizionista, lo psicologo e lo psichiatra.
Dal punto di vista nutrizionale si dovrà organizzare uno schema alimentare che comprenderà i tre pasti principali e due spuntini, con una corretta ed equilibrata ridistribuzione delle calorie.
Il nutrizionista deve spiegare, incoraggiare e far capire bene al paziente l’importanza di consumare i pasti regolarmente e soprattutto l’importanza di consumare la prima colazione, nonostante si non avverta fame.
Alla base della causa di questo disturbo alimentare vi è l’alterazione del ciclo sonno-veglia e del ciclo fame-sazietà, due sistemi che si integrano a livello del sistema nervoso centrale e che quindi si influenzano vicendevolmente: trattando la sfera alimentare e ripristinando il normale ritmo di fame e sazietà, miglioreranno anche i sintomi legati all’insonnia, spezzando un circolo che si auto mantiene.
Per quanto riguarda l’approccio psicoterapico, la terapia cognitivo comportamentale si è dimostrata soprattutto utile nel ridurre il numero dei risvegli notturni con o senza assunzione di cibo, i sintomi depressivi ed inoltre efficace sul calo del peso corporeo.
La terapia farmacologica è basata sull’impiego di una classe di farmaci chiamati SSRI, in grado di far aumentare la concentrazione della serotonina, un neurotrasmettitore che regola l’umore, il sonno e l’assunzione di cibo.
Diversi studi hanno infatti dimostrato che i soggetti con night eating presentano una minore disponibilità di serotonina, causata da una forte componente di stress che li caratterizza.
Questa classe di farmaci si è mostrata utile nel ridurre i risvegli notturni, gli spuntini e l’iperfagia serale, oltre che determinare un calo del peso corporeo.
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