DIPENDENZA DA CIBO
“Avverto un leggero languorino” si rivolgeva così, in una pubblicità del 1992, una signora facoltosa un po’ annoiata, seduta sul sedile posteriore di una limousine, al proprio autista. Non aveva fame, ma voglia di qualcosa di buono. L’autista in risposta a tale vitale appello faceva uscire dallo sportellino frigo una ben ordinata e dorata piramide di cioccolatini.
Nonostante fosse un invito all’acquisto, fotografava abbastanza bene uno degli aspetti della dipendenza da cibo: non si mangia per fame, per soddisfare le esigenze di sopravvivenza, ma per noia, per ansia, per rabbia, per riempire un vuoto che si avverte. Il cibo è la prima sostanza che introduciamo nel nostro corpo attraverso il latte materno e placa il nostro bisogno primario di nutrimento. Insieme allo sguardo è lo strumento attraverso cui costruiamo le prime relazioni con i nostri genitori. In particolare il cibo ricco di zuccheri o di calorie tende ad essere un cibo ‘comfort’, cioè in grado di placare temporaneamente emozioni forti e sgradevoli, stati di inquietudine. Accade infatti che l’innalzamento improvviso del livello di zuccheri, genera immediatamente in una sensazione di benessere, ma appena tale livello scende, l’umore diventa depresso, triste, e si sente il bisogno impellente di altri zuccheri. Si struttura così nel tempo una dipendenza dal cibo, come oggetto che produce quegli effetti piacevoli e positivi che ci fanno stare meglio. Il desiderio di cibo diventa sempre più forte, le occasioni in cui se ne sente il bisogno aumentano e la tolleranza allo stato spiacevole, così facilmente placabile, diminuisce. Risultato: mangiamo perché siamo tristi, depressi, dispiaciuti ma anche perché siamo allegri, felici, euforici. Riconoscere questo meccanismo, chiamato emotional eating, è il primo passo per mettere a punto strategie per modificare abitudini alimentari sbagliate (abbuffate, mangiare continuo durante il giorno, spuntini vari a base di carboidrati e zuccheri, consumo continuo di bevande gassate e zuccherate, incursioni in un frigorifero o una dispensa pieni di ghiottonerie). A questo punto stoppati e chiediti: mangio perché ho fame?
Se pensi di essere affetto da fame compulsiva (dipendente da cibo) non esitare a contattarci ci trovi a Latina, ma siamo raggiungibili per una consulenza anche online
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