Consumo di droga: quali i rischi di diventarne dipendenti?

Consumo di droga: quali i rischi di diventarne dipendenti?

l consumo di droga è comune, la tossicodipendenza è rara. Circa un adulto su tre userà una droga illegale nel corso della propria vita e poco meno di 3 milioni di persone lo farà quest’anno nelle sole Inghilterra e Galles . La maggior parte di esse non subiranno alcun danno a lungo termine.

Ci sono rischi immediati per overdose e intossicazione, e rischi per la salute a lungo termine associati all’uso pesante e prolungato; danni ai polmoni dal fumo di cannabis o alla vescica da ketamina per esempio. Tuttavia la maggior parte delle persone passerrà indenne attraverso un breve periodo di sperimentazione o imparerà ad integrare il consumo di droga nel proprio stile di vita, regolando i modelli di consumo alla situazione sociale, esattamente come avviene con l’alcol.

Una potente narrazione culturale e politica è focalizzata sul potere che le droghe illegali avrebbero nel disturbare situazioni altrimenti stabili, la rovina di esistenze potenzialmente serene sarebbe causata dalle sostanze. Il consumo di droga è considerata una “spirale fuori controllo”, che distrugge la capacità di un individuo di guadagnarsi da vivere o di curare  i  figli e che  trasforma cittadini onesti e  produttivi in  criminali. Tale narrazione  ha una risonanza che va ben oltre l’arena politica ed è sostenuta da molti che si occupano di tossicodipendenza.

Identikit del consumatore e del tossicodipendente

In realtà la probabilità che individui senza vulnerabilità preesistenti soccombano alla dipendenza a lungo termine è bassa. La dipendenza, a differenza dell’uso, è fortemente concentrata nelle aree più povere.

Rispetto alla popolazione i dipendenti da eroina e crack sono: di sesso maschile, con precedeti penali, hanno abbandonano prematuramente gli studi, hanno poca o nessuna esperienza di lavoro, sono conosciuti dagli organi assistenziali,  hanno  una vulnerabilità alla malattia mentale e sempre più  spesso superano i 40 anni .

Per quanto riguarda l’uso di cannabis il problema è meno concentrato fra le classi meno abbienti, ma è strettamente associato ad indicatori di stress sociale ed ad una vulnerabilità a sviluppare condizioni di salute mentale precarie.

La maggior parte dei consumatori di sostanze sono persone intraprendenti intelligenti con buone abilità, reti di sostegno e famiglie amorevoli. Tali attività permettono loro di gestire i rischi associati al loro consumo di droga, evitando le sostanze più pericolose, gestendo la frequenza e il quantitativo utilizzato per ridurre i danni e massimizzare il piacere. Fondamentalmente essi avranno il sostegno di familiari e amici  qualora dovessero cominciare ad avere problemi, avrebbero  buone risorse sociali per tornare in pista. A differenza degli individui più vulnerabili a cui mancano sostegni ed hanno reti sociali che consolidano i loro problemi piuttosto che offrire soluzioni. Il loro processo decisionale tenderà a privilegiare il beneficio immediato piuttosto che le conseguenze a lungo termine. La molteplicità delle sfide che hanno di fronte dà loro uno scarso incentivo nell’evitamento di comportamenti a rischio.

Insieme, questi fattori rendono più probabile che, invece di  calibrare l’uso di droghe per ridurre al minimo il rischio, li  utilizzeranno  senza alcuna riflessione. E una volta dipendenti, la motivazione per il recupero e la probabilità di successo è indebolita dall’assenza di un sostegno familiare, scarse prospettive di impiego, alloggio precario e isolamento sociale.

In breve ciò che determina o meno che  l’uso di droghe si intensifici sfociando in una  dipendenza, ha meno a  che fare con la potenza della sostanza e più  con le circostanze sociali, personali ed economiche dei consumatori.

L’inganno della politica sul consumo di droga

Purtroppo la forte relazione tra disagio sociale e dipendenza viene ignorato da politici e commentatori dei media a favore del presupposto che la dipendenza è un rischio causato dalla sostanza stessa.

Ma l’esperienza atipica relativa all’esiguo numero di consumatori provenienti da contesti stabili che inciampano nella dipendenza, e che si può legittimamente attribuire al caos delle loro vite,  annega nel numero  della stragrande maggioranza dei tossicodipendenti, per i quali l’isolamento sociale, l’esclusione economica, la criminalità e la fragile salute mentale hanno preceduto il loro uso di sostanze piuttosto che averlo causato.

Fino a quando non si guarderà alle dipendenze come conseguenze di mali sociali e non come causa saremo condannati a sviare le nostre energie e risorse incolpando gli emarginati e i più vulnerabili per la loro situazione, piuttosto che rifondere le nostre strutture economiche e sociali per permettere loro  di accedere a stumenti e rete sociali che fortifichino la  resilienza e che proteggano anche gli altri.

 

L’articolo è stato pubblicato da“The conversation” e porta la firma di  esperto in politiche sulle droghe. I dati a cui fa riferimento sono inglesi ma riguardano anche noi e l’approccio che si ha in Italia rispetto alle sostanze

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