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Scrittura, disturbi psicosomatici, saldi dell’inconscio e traumi dimenticati

Scrittura, disturbi psicosomatici, saldi dell’inconscio e traumi dimenticati

Quello tra scrittura e disturbi psicosomatici sembra un accostamento piuttosto azzardato, con questo articolo vorrei avvalorare la tesi dell’uso della scrittura personale in merito all’alleviamento (a volte anche cura) dei disturbi psicosomatici.

Disturbi psicosomatici una definizione

Si parla di psicosomatica quando sono presenti dei sintomi fisici dei quali non si riscontra una base organica. La sintomatologia risulta quindi come l’espressione di un disagio psicologico.

Ma come si sviluppano i disturbi psicosomatici?

Il nostro organismo, che noi spesso vediamo separato rispetto alla componente psicologica, è fortemente integrato con il nostro cervello e viceversa. Lo stress ad esempio è generato da una attivazione reciproca di percezioni elaborate dal nostro cervello e dal rilascio di sostanze chimiche nel corpo.  Nel caso di eventi stressanti o traumatici il ‘normale’ processo viene definito elaborazione ed è effettuato dal nostro cervello. Vi sono però eventi che, disturbi psicosomatici e scritturaper la loro gravità o per la percezione che ne abbiamo, sono vissuti  come gravi e pericolosi e per i quali tale elaborazione si blocca o non è possibile. In tale caso sia il ricordo dell’evento sia i vissuti ad esso collegati continuano ad agire sul nostro corpo e sulla nostra mente. Questo è possibile anche per eventi accaduti anni addietro e dei quali abbiamo conservato solo un vago ricordo. Non essendo elaborati adeguatamente e quindi ‘risolti’ gli eventi e i vissuti associati richiedono un forte dispendio energetico e lavoro mentale per essere tenuti nel limbo: ma la loro natura traumatica e il fatto di essere  in stand-by, fa si che tali ricordi tentino di emergere dalla coscienza. Il nostro cervello, consapevole che tale emersione procurerebbe sofferenza si rifiuta di assecondarli e si adopera attivamente per mantenerli al di sotto della nostra soglia di consapevolezza. A volte un evento o un luogo, anche vagamente collegati al trauma dimenticato, riattivano in toto o in parte i vissuti.

Cosa succede se scriviamo degli eventi traumatici e stressanti?

Quello che emerge in prima battuta in questi casi con l’inizio di un lavoro di scrittura è un forte senso di disagio, di affaticamento, di ansia, che preme affichè si interrompa il percorso della rimembranza. La sensazione, fortemente percepita, è che quelle parole scritte facciano male, spesso senza capirne la motivazione di fondo.  La via più facile sembra  essere quella di respingere tutto nel limbo e continuare a faticare per tenere il tappo sulla pentola a pressione e di conseguenza interrompere la scrittura.

 

 

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L’opera attiva di mantenere l’evento al di sotto dello stato di coscienza (e badate bene non sto dicendo di farlo scomparire, perché lui rimane lì) , potremmo definirla come rimozione, o inibizione attiva (del fatto accaduto e dei vissuti ad esso collegati). Questo però, come detto continua ad agire sul nostro corpo e diviene uno stressor cumulativo e continuativo, che aumenta la possibilità di ammalarsi. Tanto più grande è lo sforzo per inibirlo, tanto maggiore è lo stress sull’organismo. Il correlato psicologico  del continuo lavorio per evitare quella zona paludosa è associato anche ad una modificazione del modo di pensare, si potranno quindi verificare pensieri ripetitivi su altre aree (ad esempio la pulizia), gesti e azioni volte a tenerlo a bada ( guardare il cellulare continuamente, giocare alle slot, etc). Azioni che servono proprio a staccare la spina del cervello (pensiero) da quegli eventi e da quei vissuti.

Utilizzando una frase che si usa spesso in ambito psicologico, potremmo tranquillamente dire che ‘l’inconscio non fa sconti

La scrittura è utile per risolvere i disturbi psicosomatici

La scrittura può diventare la costruzione di una mappa del tesoro: passa dall’essere solo presente nella mente ad essere scritta, nero su bianco. Il tesoro (o ricompensa) in realtà la troveremo solo dopo aver aperto il baule e avendo visto ed affrontato cosa c’è dentro. Spesso non è una ricerca facile e potremmo avere paura del contenuto del baule.

Ma il tesoro  è un’ulteriore possibilità data a noi stessi di riuscire finalmente ad elaborare quell’evento che negli anni ci ha portato tanti continui fastidi e sintomi.

Il confronto con il trauma, attraverso uno scritto permette una sua elaborazione prima e integrazione poi.  Il confronto quindi ridurrà quelli che sono i sintomi psicosomatici della rimozione e dell’inibizione, si arriverà alla sua elaborazione e alla sensazione di respirare meglio, di sentirsi alleggeriti, poiché il livello di stress nell’organismo subirà un abbassamento.

Quando si riesce a scrivere o a parlare di un evento, si riesce a tradurre l’evento in linguaggio, a comunicarlo, ad elaborarlo e a superarlo.

Gianpaolo Bocci

 

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