Il potere della scrittura visto dagli scrittori

Il potere della scrittura visto dagli scrittori

 Lo sviluppo della conoscenza è una risorsa evolutiva e riadattiva. Scrivere di noi stessi e della nostra vita aumenta la nostra conoscenza: a che punto siamo e siamo arrivati, da dove abbiamo iniziato o da dove siamo venuti e a cosa miriamo.
“La scrittura offre, specie se applicata a se stessi, emozioni autogratificanti e vissuti autoestimativi come poche altre soluzioni, anche laddove non sia in corso un programma di formazione” – scrive il prof. Duccio Demetrio. Le sue ricerche promuovono la scrittura di se stessi, sia per lo sviluppo del pensiero interiore e autoanalitico, sia come pratica filosofica e terapeutica. Ha fondato e dirige la rivista Adultità e la Libera Università dell’autobiografia di Anghiari.
“Mi chiedo cosa sarei diventato senza la facoltà di riempire delle pagine. Scrivere significa disfarsi dei propri rimorsi e dei propri rancori, vomitare i propri segreti” – ci fa sapere Emil Cioran di aver curato con la scrittura la sua perenne insonnia, diventando, sebbene di origini rumene, uno dei migliori prosatori in lingua francese.
Steven Pinker, psicologo e ricercatore all’Università di Harvard, o meglio psicolinguista, studioso del linguaggio, sottolinea come “la scrittura genera idee in altre menti, il linguaggio è un mezzo. E ‘un modo di trasmettere idee e stati d’animo con i suoni”

Vuoi provare a raccontare te stesso attraverso la scrittura?

“Scrivere, per divertirsi scrivendo, ma “divertirsi” è una parola che non dà del tutto l’idea. L’atto di scrivere mi appassiona. Coinvolge tutto il mio intelletto, le mie emozioni. Amo scrivere per comprendere tutto quello che so del mondo, e di come funziona l’essere umano”. Detto da Ken Follet, scrittore gallese, che, con alcuni suoi romanzi, guida la lista dei best seller del New York Times ci fa ben sperare. Tra l’altro lui ha iniziato a scrivere per hobby nei weekend
Amélie Nothomb, scrittrice franco-giapponese autrice di una bellissima autobiografia dopo che in Bangladesh conobbe l’anoressia ci illumina “Mi chiedono perché ho scelto di scrivere. Io non l’ho scelto! È la stessa cosa che innamorarsi. Si sa che non è una buona idea e uno non sa come ci è arrivato, ma gli si dedica tutta l’energia, tutti i pensieri, tutto il tempo. Scrivere per fare, perché scrivere è un atto e, come l’amore, è qualcosa che si fa”.
L’obiettivo del nostro laboratorio di autobiografia è far divertire i partecipanti, creare uno scambio di storie e far nascere nuove idee.
La scrittura oggettivizza le cose che abbiamo vissuto, il punto di vista degli altri ci arricchisce.

Elisa Pappacena

 

Immagine: MindJournal

 

Per approfondire:

Stupore e tremori di Amélie Nothomb, B. Bruno
 

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