Controllo: la via per gestire le Dipendenze
Il controllo sui comportamenti di dipendenza è possibile!
Questo è quanto emerge dallo studio dei fenomeni di dipendenza da sostanze stupefacenti.
Già nella ‘Carta di Francoforte‘ stilata nel 1990 si prendeva atto che “il tentativo di eliminare le droghe e il consumo di droghe dalle nostre civiltà è fallito e pertanto dobbiamo continuare a vivere con le droghe e i consumatori di droghe”.
Tale considerazione, tutt’altro che pessimistica e rinunciataria, è una presa di coscienza sul fallimento delle sempre più inutili e aspre politiche repressive legate alle sostanze stupefacenti. Tale presa di coscienza indica le strade non più perseguibili per il controllo, visto il mercato in continua ascesa e la società in cui viviamo, in forte crisi sia economica, ma soprattutto, di valori. Non è quindi pensabile (se non nei sogni più eccentrici di qualche politicante) che tale fenomeno diminuisca, anzi!
Ma allora cosa fare?
Molte azioni e ricerche sono state intraprese in direzione di un ottica di Riduzione del Danno.
Cosa significa Riduzione del Danno?
Ridurre i rischi correlati all’utilizzo di sostanze è il compito delle strategie di Riduzione del Danno. Si accetta che le persone assumano sostanze stupefacenti (visione diametralmente opposta a quella delle politiche repressive), si fa però in modo che i danni conseguenti siano i minori possibili, attraverso campagne preventive (la più famosa è stata la distribuzione di siringhe).
Per quanto riguarda noi (e altri professionisti del settore), significa dare strumenti alle persone per il controllo e la gestione dell’uso di sostanze.
Il presupposto di partenza è che non sempre nell’utilizzo di sostanze ci si trova in una situazione di elevato allarme.
Ci sono stati periodi della vita (e ci saranno anche nel futuro della persona) più o meno lunghi in cui l’uso è stato controllato. Ad un certo punto però il controllo si è indebolito, subentra la crisi.
Per quali motivi?
I motivi possono essere i più vari e differiscono da persona a persona, alcuni esempi possono essere: la morte di una persona cara, la perdita del lavoro, l’incertezza sul futuro, la separazione, la nascita di un figlio, ect.
In tutti è però ravvisabile un elemento particolarmente stressante, che ha decretato l’escalation.
Allora cosa fare?
Cercare di ristabilire il controllo. Tale controllo deve però essere accettabile per la persona.
Come lo facciamo?
La nostra idea è appunto quella di strutturare degli interventi personalizzati, che abbiano alla base le tecniche funzionali del coaching psicologico.
Si tratterà quindi di stabilire degli obiettivi realizzabili (un generico “voglio tornare come prima“, non ci basta), da raggiungere in un arco di tempo breve e ben definito.
Accanto agli obiettivi (in genere 1 o 2) ci sarà anche un grande spazio alla loro strutturazione chiara, alla progettazione dei passi da seguire e delle azioni da mettere in atto, alla valutazione dei possibili ostacoli, ai feedback che permettano alla persona di monitorare il proprio cammino.
Gianpaolo Bocci
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