Dipendenti: ma sono tutti uguali?
Proviamo a ragionare sui dipendenti da sostanze o da comportamenti: sono equiparabili?
Nel precedente articolo: ‘Controllo: la via per gestire le dipendenze’ abbiamo ragionato insieme sulle strategie applicabili quando si è dipendenti ed il controllo su una dipendenza diviene labile.
Ma allora insinuiamo che anche il ‘dipendente da shopping’ o quello ‘affettivo’ sono alla stregua di chi usa sostanze? Di chi magari vediamo buttato dentro il portone buio di un palazzo con una siringa vicino? Di chi magari per sballarsi in discoteca prende le pasticche? Di chi per sentirsi ed essere sempre al top sniffa? Di chi buttato sul marciapiede di una strada puzza di alcool a 1 km di distanza?
Quindi mi stai dicendo che se io un minimo spendo di più ai “Gratta & Vinci” sono come ‘uno di quelli‘?
Assolutamente no.
Partiamo da una considerazione di tipo culturale che riguarda l’alcool: il suo consumo è una abitudine che può considerarsi normale, è anzi desiderabile farne uso in situazioni socialmente accettate e accettabili (ad esempio: una pizza con gli amici me la faccio una birretta o faccio ancora l’adolescente con la mia coca-cola? Ad un pranzo di lavoro, magari con clienti di un certo rilievo, non la prendo una ottima bottiglia di vino? E poi con gli aperitivi pago poco e mangio anche quanto voglio! E a un appuntamento galante non cerco di inebriare l’altra persona anche con qualche elisir di uva?)
Tornando al discorso, possiamo, quindi, dire che ci sono alcune sostanze che sono più socialmente accettate di altre, eppure sono pur sempre sostanze stupefacenti, ossia che alterano il normale stato di coscienza e che potenzialmente possono portarci ad esserne dipendenti!
Ma associati alle sostanze ci sono anche i comportamenti che ci rendono dipendenti.
Possiamo quindi ragionevolmente dire che ci sono anche comportamenti “dipendenti” che sono più accettati di altri (anzi alcuni ci fanno anche sorridere).
E se esistono comportamenti dipendenti accettati ne esistono anche di indesiderati e indesiderabili così il tema delle dipendenze si allarga un po’ e si iniziano a percepire anche altre dipendenze come disdicevoli così come le persone che ne sono dipendenti.
Ecco che il giocatore patologico che sperpera tutto il proprio denaro in macchinette inizia a trasformarsi (da persona normale) in una sorta di vampiro che succhia i soldi di tutta la famiglia e anche quelli destinati al cibo o all’istruzione dei figli. Che personaggio orrendo!
E poi di questo passo anche la cara amica che, un po’ invidiavamo perché acquistava tutti quei prodotti di bellezza, tutti quegli abiti, quelle scarpe e quegli accessori da favola, inizia a trasformarsi in una triste maschera di pierrot quando viene da noi (dopo aver avuto soldi da altri) e ci chiede un prestito che ci ridarà al più presto.
E quell’altra cara amica così sfortunata in amore e che soffriva all’inverosimile e giurava che questa era la goccia che aveva fatto traboccare il vaso e con lui non sarebbe mai più tornata? Dopo notti insonni passate insieme… eccola li, nuovamente insieme a quel bell’imbusto! Che rabbia! E anzi se la guardo meglio sta diventando una sorta di santa votata al martirio!
E quel nostro parente che a un certo punto, a forza di farmaci, inizia a sembrarci uno zombie e ci tiene in scacco perché con la sua ‘malattia eterna’ da un lato ci fa arrabbiare ma dall’altro ci fa sentire in colpa per la nostra insensibilità al suo star male.
E ancora quell’amico che durante tutto il giorno sta sempre attaccato a internet? Passa con una invidiabile disinvoltura da Facebook a Twitter, da Google+ a Ebay, dall’email alla chat… e ora ho scoperto che la notte la passa con una finestra aperta sul poker e l’altra su una ragazza che fa lo strip online! Mi sembra sempre più uno schiavo con le catene alle caviglie costretto ai lavori forzati.
A questo punto lo chiedo a voi:
Ma allora che differenza c’è tra i vari tipi di dipendenza?
Gianpaolo
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