Ordigno bellico inesploso- Parte 2
L’Adulto
Andando ‘avanti veloci’, come se stessimo vedendo un film, ritroviamo tutti gli elementi riscontrati nell’adolescente nella vita dell’adulto.
In quest’ultimo le ‘polveri’ sembrano essersi spente, o comunque la facilità con cui si potrebbero incendiare è diminuita. Ma rimane comunque una ‘zona a rischio’, all’interno della quale il contenuto rimane ‘pericoloso’. La risposta al sopraggiungere di determinate dipendenze e patologie, ha origine dalla capacità dell’adulto di gestire proprio tale contenuto.
Vorrei ora fare una piccola parentesi esplicativa rispetto allo sviluppo di una dipendenza. Il riferimento è preso dal libro di Luigi Cancrini ‘Psicoterapia: grammatica e sintassi‘ ¹:
E' possibile intervenire
Fino a quel giorno sembrava andare tutto bene, ad un certo punto un comportamento inaspettato è emerso ed ha portato un enorme cambiamento nella vita di quella persona (e di chi gli sta intorno). C’è stato un incontro fatale (omeostatico), la persona ha provato un abbassamento della tensione esplosiva a causa proprio di quell’oggetto o quella situazione.
Pensiamo ai ‘Gratta e vinci’, cosa diventano, una volta che ne siamo diventati schiavi? Un tentativo di tenere sotto controllo delle modalità implosivo-depressive che non riusciamo più a gestire, con la promessa magica di risolvere tutti i nostri problemi in un attimo. A pensarci bene, questo mi fa venire anche in mente i farmaci, i quali con l’aura magica che ancora li contraddistingue, promettono esattamente la stessa cosa.
Proseguendo nel film, all’incontro magico e fortunato, seguirà la sua ripetizione inizialmente almeno nelle fasi in cui ci si sente più minacciati dalla tensione internae poi ancora e ancora. Fino a quale risultato? Che la soglia di gestione, invece che innalzarsi, si abbasserà sempre di più e noi saremo in grado di gestire pressioni sempre minori, con un risultato finale di delega totale a quell’oggetto della funzione di gestione delle pressioni interne.
Il “Però”
Raccontata così suona come una via senza scampo, un vicolo cieco. Fortunatamente e terapeuticamente c’è un però. Proprio uno di quelli che ci infastidiscono tanto quando ce lo mettono in finale di un apprezzamento (“si, sei stato bravissimo, però….” Che rabbia!) e che ci infastidiscono anche in una situazione di dipendenza, perché suonano come un brusco risveglio, perché ci costringono a prende atto e coscienza di qualcosa che non vogliamo vedere e non vogliamo affrontare (forse perché ci percepiamo come incapaci di affrontarla?). Il “però” rappresenta questo: uno squarcio sulla realtà (o esame di realtà) poco edificante che stiamo vivendo in questa fase della vita. Ma rappresenta anche una presa di coscienza di come prima di questa fase eravamo in grado di gestire meglio le nostre tensioni interne e non delegavamo tutto all’oggetto. Eravamo persone più complete e più competenti. Ma competenti in cosa? Competenti in noi stessi. Ci conoscevamo meglio, mentre ora rischiamo di esserci estranei (e questa sensazione di auto-estraniamento è quella che provano molti dipendenti).
Non riteniamo sia facile, sono 3 punti che richiedono grande fatica e sofferenza (è la realtà: non vogliamo fare gli imbonitori e farvi diventare dipendenti anche da questo). Tutti e 3 queste fasi sono indispensabili.
- Fermarsi: vuol dire fare un time-out rispetto al comportamento che stiamo agendo. Questa è una fase delicata e complessa, perché comporta che saremo assaliti da tutte una serie di vissuti spiacevoli ansiogeni e a volte angoscianti, verso i quali avremo la sensazione di sentirci disarmati e che sentiremo soverchianti, perché non avremo più l’oggetto che assorbe e gestisce le nostre tensioni. Vuol dire che ci deprimeremo, ci arrabbieremo, ci sentiremo male.
- Riflettere: vuol dire, a seguito del tumulto emotivo dovuto all’essersi fermati, inizialmente osservare ciò che è successo, ripercorrere la strada che ci ha portato alla dipendenza. Prendere atto di come stanno le cose, ma vuol dire anche iniziare a vedere la luce oltre il tunnel e avviarsi verso l’ultima fase quella della gestione.
- Gestire: è il clou del potere della persona, è la nebbia che si dirada, ci si riscopre e si torna ad essere amorevolmente protagonisti della propria vita.
“Dai un pesce a un uomo e lo nutrirai per un giorno; insegnagli a pescare e lo nutrirai per tutta la vita.” – Confucio
La prima parte dell’articolo : Ordigno bellico inesploso I
Testi citati e consigliati per un ulteriore approfondimento
Cancrini L. (2002), ‘La psicoterapia: grammatica e sintassi‘, Ed. Carocci
Cancrini L. (2003), ‘Schiavo delle mie brame. Storie di dipendenza da droghe, gioco d’azzardo, ossessioni di potere‘, Ed. Frassinelli
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