Uno schema per comprendere l’uso di sostanze. Droghe, set e setting di Zimberg

Uno schema per comprendere l’uso di sostanze. Droghe, set e setting di Zimberg

Nei precedenti articoli abbiamo approcciato il tema dell’uso di sostanze stupefacenti da parte degli adolescenti.Abbiamo  descritto le varie sostanze (‘…..E se mio figlio incontrasse le droghe?’ di E. Pappacena; ‘Sai cosa fuma tuo figlio?‘ di G. Bocci), vorrei ora presentare uno schema di lettura rispetto alle possibili situazioni di uso di sostanze.

Come abbiamo detto, la fase adolescenziale è ricca di forti tensioni, sia interne alla persona, che esterne nelle relazioni con gli altri. Queste tensioni si generano a causa di forti sconvolgimenti, sia fisiologici/ormonali che psicologici. Il ragazzo, non più bambino e con capacità e facoltà cognitive sviluppate, si trova davanti il compito evolutivo di iniziare a creare una propria  ‘personalità adulta’. Come per molti passaggi, anche questo avviene con un confronto tra il proprio ‘prima’ e la percezione di nuova realtà. Si mette in discussione tutto o quasi. Anche i rapporti in famiglia e il suo ruolo (non più bambino), vengono rimessi in discussione. Per 12-13 anni ha avuto una identità certa e stabile, un suo ruolo all’interno della famiglia, con dei compiti e delle regole ben precise da seguire. E’ stato di volta in volta confermato rispetto alle sue capacità e competenze dagli adulti di riferimento (in primis naturalmente mamma e papà). Si ‘riconosceva’ all’interno di questi fattori identitari e ci si muoveva a suo agio, gli erano familiari, prevedibili e abituali. Più o meno gradualmente inizia a prendere le distanze a tutto questo e inizia a sperimentarsi in nuovi ruoli e nuove relazioni, che iniziano ad assumere anche dei significati differenti. Mosso dall’impellente ed esplosivo desiderio/bisogno di conoscere e conoscersi, inizia a mettere alla prova le proprie capacità e competenze. Inizia a mettere in dubbio ciò che era, e sperimenta nuove possibilità, nuove sfaccettature della personalità. Con il principale e fondamentale supporto del gruppo di pari prova delle variazioni al ‘tema’ a lui noto. E’ logico che questa fase del processo di crescita e di individuazione, porti confusione e tensioni. E’ altrettanto logico che l’adolescente, non avendo ancora gli strumenti psichici adeguati per padroneggiare questi stati e questa situazione, cerchi di gestire queste tensioni. Molte volte vengono espulse all’esterno con passaggi all’atto tesi al calo della tensione, altre volte vengono tenuti dentro e diretti verso sé stessi. Queste sono tra le motivazioni e le modalità che vediamo più frequentemente in questa età.

Nello sperimentare se stesso e nel tentativo di comprendere, gestire, controllare e dirigere cosa stia accadendo, diventa quasi inevitabile l’incontro con le sostanze stupefacenti (o come abbiamo già visto, con i comportamenti delle dipendenze comportamentali).

La domanda che sorge spontanea è: allora tutti gli adolescenti sono a rischio?

Ma cosa vuol dire a rischio? A rischio di cosa? Se sono i rischi di diventare dipendenti da sostanze stupefacenti, da internet, dal cibo, da un’altra relazione o persona, da videogiochi, ecc..? La risposta è: Si! Tutti noi potenzialmente possiamo essere dipendenti, per periodi più o meno lunghi da qualcosa o qualcuno. Perché qualcosa o qualcuno abbassa la nostra tensione interna legata ad alcuni bisogni (in questo rientrano anche i bisogni e ‘compiti di sviluppo’ legati alla fase evolutiva di ciclo vitale), ci fanno stare bene. Potremmo quindi dire che siamo tutti drogati? Potenzialmente potremmo esserlo, solo che noi dopo un periodo di tempo, facciamo ricorso ad una serie di meccanismi psichici,  di risorse personali e di relazioni, che ci permettono di riprendere la ‘vita normale’. Quando questi meccanismi sono deficitari il rischio che quella la fase si prolunghi è molto più alto e probabile. Per gli adolescenti, che questi meccanismi devono scoprirli, padroneggiarli e perfezionarli, il ricorso alla sostanze (o comportamenti) è più frequente e più rischioso. Ma è l’adolescenza che fa un drogato? Intanto diciamo che la percentuale di coloro che passano dall’uso ad una tossicodipendenza è del 2% di tutti coloro che hanno fatto uso. Vuol dire quindi che il 98% riesce a confinare il ricorso all’uso di sostanze a fasi della propria vita, o comunque a gestirne l’assunzione anche per periodi più lunghi, senza mai arrivare a sviluppare una vera e propria dipendenza. Può succedere anche che, chi è riuscito a gestire l’uso o il comportamento, si trovi in una fase difficile della propria vita e perda questa capacità di controllo, ma che possa poi in seguito riacquistarlo. Questo presupposto è alla base di una impostazione di interventi variegati che si definiscono ‘riduzione del danno e nello specifico ‘consumo controllato’.

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Andando ora ad inserire ulteriori elementi di conoscenza rispetto all’uso di sostanze, mi è sembrato di particolare rilevanza l’approccio e lo schema di comprensione fornitoci da Zimberg.

I fattori presi in considerazione sono tre:

Drug: è la sostanza in sé, qualsiasi essa sia

Set: sono gli aspetti personali di ogni individuo. Siano essi la vita passata, le aspettative per il futuro, i vissuti emotivi, la fase di ciclo vitale, ecc.

Setting: è il contesto, l’ambiente all’interno del quale si assume la sostanza (qualsiasi essa sia).

Tutti e tre sono importanti e attraverso la loro combinazione potremo avere tutta una serie di caratteristiche differenti rispetto al rischio di sviluppare una dipendenza.

Vediamone alcune esemplificazioni per comprenderne meglio la portata e l’importanza.

Potremmo quindi avere una situazione in cui l’uso di una droga leggera o pesante che, associata ad aspetti personali non particolarmente carenti, ad uno stato d’animo positivo e ad un contesto amicale e di svago, che rimarrà confinato non arriverà ad assumere il ruolo prevalente all’interno della vita della persona.

Come potremmo dall’altro lato una situazione in cui l’uso della stessa sostanza, associata ad aspetti personali più sofferenti e ad un contesto solitario e nascosto, possa ampliarsi e assumere il principale scopo della vita di una persona.

Se ne deduce quindi che non è la sola sostanza in se, come non lo sono i soli aspetti personali e contesto di consumo a determinare un possibile sviluppo di una dipendenza. Ma è la combinazione di qesti tre fattori a concorrere al rischio della strutturazione di una dipendenza. Andando quindi ad influire o ad intervenire su uno di questi fattori, la situazione generale si può modificare.

E’ chiaro che in situazioni più complesse e di maggiore sofferenza occorrerà l’intervento di un professionista o di una equipe di lavoro. Ed è altrettanto chiaro che non si potrà pensare di risolvere magicamente una situazione semplicemente cambiando uno dei fattori. Sarà però possibile intanto ridurre i danni (danni relativi alla sostanza, ma anche sociali, legali, medici), per poi permettere nel tempo un ulteriore intervento ed un ulteriore tassello da aggiungere al percorso che porta al recupero della capacità di gestione personale.

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